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A Letizia Catarini piace |
La casa del mago |
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Trevi Emanuele, La casa del mago Fare i conti con il proprio vissuto, con i genitori che non ci sono più, attraverso gli oggetti che sono loro appartenuti, non sempre è scontato, ma forse prima o poi nella vita si va più a fondo nei ricordi, nelle sensazioni, nella ricerca della loro storia, nel tentare di scoprire chi fossero veramente al di là della nostra visione di bambini o di giovani. La lettura del libro fa riaffiorare (anche se Trevi dice che non è questo lo scopo) la nostalgia, il ricordo delle occasioni mancate nel rapporto con il padre e le perdite che non potranno più essere colmate. Trevi usa il racconto anche come scusa per una riflessione sulle teorie di Jung e Bernhard, e come strumento per riflettere sui suoi comportamenti, sul suo carattere, poco assertivo e su improbabili rapporti di amore/affetto per un uomo che appare sostanzialmente solo con le proprie paranoie. La casa del padre restituisce un'atmosfera cupa e respingente, tanto che, pur andandoci a vivere, l'adulto Emanuele non riesce a farla sua, gli scatoloni del trasloco restano chiusi e prima dovrà fare i conti con i cimeli e i fantasmi della Visitatrice che rivendica quasi la proprietà di quelle mura che hanno ascoltato tante confessioni, dolori, pianti, voci, consolazioni e le magie del guaritore-padre. Solo il sogno e la percezione quasi magica della presenza del padre lo assolve.
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Ultimo aggiornamento Domenica 01 Ottobre 2023 16:44 |